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Il corpo delle donne e la violenza di genere: Storia e percezione del corpo femminile, Notas de estudo de Políticas Públicas

La storia e la percezione del corpo femminile attraverso la storia, l'arte e la società. Dal rapporto con il proprio corpo alle dinamiche sociali, il documento rivela come la femminilità è stata percepita in maniera negativa e come le leggi e la società hanno cominciato a cambiare per affrontare la violenza contro le donne. Il testo include anche la discussione sul femminicidio e la necessità di nuove politiche e educazione per contrastare la violenza.

Tipologia: Notas de estudo

2020

Compartilhado em 26/03/2020

Nikkeer
Nikkeer 🇦🇴

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Il corpo delle donne e la violenza di genere:
Il corpo femminile ha una sua storia che si differenzia da
quella del corpo maschile. Il rapporto che l’uomo ha con il
proprio corpo è fatto di autocompiacimento e di
valutazione positiva di alcune dinamiche ad esso
riconducibili,forza,potenza,energia. Non è un caso che cosi
tanti sinonimi positivi ce lo decantino. Dai Bronzi di Riace al
David di Michelangelo,anche l’arte ha contribuito a dare
questa immagine maschile.Cosi non è stato per il corpo
femminile,ovvero la percezione che le donne hanno avuto
di se stesse e della loro fisicità,un modo non positivo di
percepire la proprio femminilità. Non in termini di orgoglio
ma di nascondimento e di timore anche delle sue possibiltà
e capacità prima fra tutte quella di poter concepire un
figlio, e prima ancora quella rimproverata ad Eva di
suscitare il desiderio e la concupiscenza maschile. Fino alla
fine dell’Ottocento, la femminilità è vissuta come qualcosa
di inferiorizzante,una condanna divina, ma anche una
natura sacrale che le poneva ai margini,dove il sangue,la
maternità e il parto ponevano le donne tra la vita e la
morte da cui riemergevano nella comunità religiosa
attraverso il battesimo del nuovo nato,quasi che il parto e
la maternità fossero una malattia dello spirito da emendare
per essere di nuovo accette. I Romani affidavano la vita del
nascituro ad una Dea chiamata Lucina che aiuta a venire
alla luce. Fino ad un secolo scorso dare alla luce un figlio
significava correre un alto rischio di morte. Secondo un
detto popolare: la gravidanza un piede nella tomba e uno
fuori. La subordinazione femminile nasceva dal corpo e si
ripercuoteva sul corpo delle donne. All’interno del
matrimonio l’inferiorità delle mogli dava ai mariti il diritto
ad avere rapporti sessuali sempre e comunque lo
richiedessero,i diritti coniugali, in epoche dove la
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Il corpo delle donne e la violenza di genere: Il corpo femminile ha una sua storia che si differenzia da quella del corpo maschile. Il rapporto che l’uomo ha con il proprio corpo è fatto di autocompiacimento e di valutazione positiva di alcune dinamiche ad esso riconducibili,forza,potenza,energia. Non è un caso che cosi tanti sinonimi positivi ce lo decantino. Dai Bronzi di Riace al David di Michelangelo,anche l’arte ha contribuito a dare questa immagine maschile.Cosi non è stato per il corpo femminile,ovvero la percezione che le donne hanno avuto di se stesse e della loro fisicità,un modo non positivo di percepire la proprio femminilità. Non in termini di orgoglio ma di nascondimento e di timore anche delle sue possibiltà e capacità prima fra tutte quella di poter concepire un figlio, e prima ancora quella rimproverata ad Eva di suscitare il desiderio e la concupiscenza maschile. Fino alla fine dell’Ottocento, la femminilità è vissuta come qualcosa di inferiorizzante,una condanna divina, ma anche una natura sacrale che le poneva ai margini,dove il sangue,la maternità e il parto ponevano le donne tra la vita e la morte da cui riemergevano nella comunità religiosa attraverso il battesimo del nuovo nato,quasi che il parto e la maternità fossero una malattia dello spirito da emendare per essere di nuovo accette. I Romani affidavano la vita del nascituro ad una Dea chiamata Lucina che aiuta a venire alla luce. Fino ad un secolo scorso dare alla luce un figlio significava correre un alto rischio di morte. Secondo un detto popolare: la gravidanza un piede nella tomba e uno fuori. La subordinazione femminile nasceva dal corpo e si ripercuoteva sul corpo delle donne. All’interno del matrimonio l’inferiorità delle mogli dava ai mariti il diritto ad avere rapporti sessuali sempre e comunque lo richiedessero,i diritti coniugali, in epoche dove la

contraccezione non era nota e comunque era condannata dalla religione,comportavano per le donne una serie di gravidanze indesiderate.La vita coniugale era dura ,preveda l’allattamento e l’allevamento di una prole numerosa,oltre che alle necessità del marito,di qualche fratello scapolo di questo e degli anziani suoceri. Questo genere di vita cosi pesante aumentava il tasso di mortalità delle donne. (Giovani donne=ricerca di mariti facoltosi per garantirsi una vita agiata e non distruttiva con molti servi ). Il parto e le conseguenze ponevano le donne in pericolo di vita,intorno alla madre si muove un mondo di ignoranza medica e igienica,il parto:poco si interessa la scienza,l’unico aiuto che le viene fornito da altre donne più vecchie con maggior esperienza le sages femmes.Errori commessi da mammane incompetenti(morte successiva al parto per dissanguamento,mancanza di igene) Donna:facilmente rimpiazzabile. Vita dura delle donne vissute nella prima parte del 900 ci fa capire come di fronte alla durezza della vita dopo aver avuto tante gravidanze ed aborti gli occhi della madre di fronte alla perdita di un figlio rimanessero senza lacrime. (Dio me l’ha dato,Dio me l’ha tolta,sia fatta la sua volontà). Nelle campagne emiliane tra gli anni 20 e 40 del secolo scorso c’erano bambine emiliane che a 6 anni venivano investite del ruolo di mammine. Nel corso del 900 abbiamo assistito a leggi che hanno cambiato la storia: Era il 24 marzo del 1947, esattamente 71 anni fa, quando l’Assemblea costituente approvava l’articolo 3 della Costituzione. Articolo che proclama l’uguaglianza di fronte alla legge senza distinzione di sesso. Solo la prima tappa di un lungo e faticoso cammino per l’affermazione della parità di genere. E’ del 1950 la legge per la “tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”. Legge

può essere interpretato non come timore di perdere l’oggetto amato ma come proiezione sull’oggetto di gelosia. A partire dagli anni 90 anche per la diffusione di modelli politici depravati e depravanti, l’ascesa di una rappresentanza rozza e prostitutiva di donna,ragazze e bambine si è assistito ad una messa in scena sociale del corpo femminile presentato in forme discinte e seduttive,si assiste al ritorno di discorsi maschilisti e retrogadi. Il concetto di re-genderization nasce dal fatto che daglia anni 90 ad oggi la televisione italiana ha presentato il rapporto uomo donna in maniera dicotomica e inferiorizzante per le donne. Secondo Loredana Lipperini non solo la televisione ha proposto questa ruolizzazione di arretramento, una serie di indicatori mirati la re-genderization il ritorno ai generi è gia in atto nella produzione e diffusione di giocattoli,programmi televisivi,libri,film,cartoni. Ritorno=determina la presenza di una subordinazione. Televisione, il corpo femminile ostentato,offerto diventava il mezzo per raggiungere l’autorealizzazione, il corpo cosi banalizzato come di bambole di carne e cosi esibito andava a creare nel pubblico un desiderio di possesso e dominio Mi ha particolarmente colpito la citazione della Lipperni secondo cui è possibile combattere quella parte di cultura italiana faricita di stereotipi di genere attraverso la presa di coscienza e intervenendo in due ambiti diversi ma connessi, quello sociale e quello legato al nostro immaginario. FEMMINICIDIO: Quotidianalmente assistiamo a uno stillicidio di uccisioni di donne da parte dei

mariti,conviventi,fidanzati,amanti,ex ma anche padri e fratelli. Analizzando le storie di vita di queste donne uccise esse in precedenza nella vita normale sono state a lungo ostaggio di una violenza domestica,a volte hanno cercato scampo attraverso denunce che sono rimaste inascoltate (cronache di una morte annunciata). Sono circa un centinaio le donne che in un anno vengono uccise per motivi di possesso e di gelosia con modalità cruente e tragiche,soffocate,strozzate,accoltellate,gettate dai piani. Omicidi donne=stazionario quasi una rabbia di genere,la media ormai da anni è di un omicidio ogni tre giorni. Totale non curanza per il loro benessere,privarle di ogni spazio di libertà, fino ad arrivare alla loro cancellazione fisica. Per alcuni individui sembra che l’uccisione di una donna corrisponda ad una pulsione profonda,quasi che la morte della persona più debole e soggetta al proprio potere rappresenti un a forza catartica,liberatoria. “Guerra privata”: definita femminicidio. Con il termine femminicio si definisce la specificità di un’azione violenta contro la vita di una donna,infatti in questo articolo capiamo bene come questo nuovo termine mirato indica il motivo per cui è stata uccisa,perchè si rifiutava di comportarsi secondo le aspettative che gli uomini hanno delle donne. Alle donne si addicevano il silenzio, non dovevano parlare in pubblico e moderatamente in privata. Potevano essere ripudiate o sostituite. Adulterio:lapidate, non accettavano il matrimonio combinate:sgozzate. Aborti selettivi. E’ un errore ritenere che il femminicidio sia espressione delle classi più povere , il femminicidio è la violenza sulle donne attraverso tutte le classi anche quelle più ricche.

ricordo del brutale assassinio subito nel 1960 dalle tre sorelle Mirabal ad opera del regime di Trujillo in Repubblica Dominicana. Parlarne per non doverne più parlare, spiegare per non dover più spiegare, raccontare per non dover più raccontare, denunciare per continuare a vivere