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Nietzsche: La Filosofia del Superuomo e la Morte di Dio, Apuntes de Filosofía

Friedrich "Er Futbol" Nietzsche

Tipo: Apuntes

2022/2023

Subido el 15/03/2024

OSIMHEN
OSIMHEN 🇮🇹

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FRIEDRICH NIETZCHE
BIOGRAFIA
Nasce nel 1844 a Rocken, il padre era un pastore protestante che muore per una malattia al
cervello; in seguito alla morte del padre si traferisce con la madre in un’altra cittadina tedesca. Da
bambino è un grande amante delle arti, tant’è che a soli 13 anni già componeva musica e scriveva
poesie; nel 1864 diventa studente di teologia a Bonn, nel 1865 si trasferisce a Lipsia per seguire
lezioni di filologia. Sin da giovane legge Schopenauer e se ne innamora, si innamora del “mondo
come volontà e rappresentazione”, ma ad un certo punto della sua carriera si discosterà
totalmente dalla filosofia del suo maestro. Nel 1869, a soli 24 anni, ottiene la cattedra di lingua e
letteratura greca all’Università di Basilea, e stringe diverse amicizie con importanti esponenti della
musica, teologia e filologia. Decide di arruolarsi nella guerra franco-prussiana come infermiere
volontario, ma viene congedato quasi subito perché si ammala, e nel 1872 esce il suo primo libro,
“La Nascita della Tragedia”, che sancisce l’inizio del suo primo periodo filosofico. Nel 1878 pubblica
“Umano, troppo umano, un libro per i spiriti liberi”, libro che sancisce il definitivo distacco da
Schopenaeur, la fine del primo periodo filosofico di Nietzche e l’inizio del nuovo periodo, quello
illuministico. Ad un certo punto, il filosofo inizia ad avere dei cedimenti fisici e psicologici, la
malattia inizia a tormentarlo e a logorarlo (nella sua filosofia, presente questo tormento dettato
dalla malattia), tant’è che nel 1879 rinuncia e abbandona definitivamente la cattedra, si trasferisce
in tante città perché non trova pace, alla ricerca di un posto migliore, è molto inquieto, nervoso. A
peggiorare questa situazione è l’amore non ricambiato per Lou Salomè, che inizia un relazione con
un amico del filosofo, pertanto quest’ultimo si sente tradito da entrambi, e inizia una fase di
depressione molto forte, profonda, accentuata dai continui conflitti con la sorella che era fidanzata
con un’antisemita. Nel 1883 pubblica “Così parlò Zarathustra”, il testo più famoso di Nietzche che
pubblicò a suo spese, nessuna casa editrice voleva pubblicarlo. Nel 1886 pubblica un altro
caposaldo della sua filosofia, “Al di là del bene e del male”, e “Preludio di una filosofia
dell’avvenire”. In questo periodo si dedica anche alla realizzazione di diversi opuscoli, ovvero
“L’Anticristo”, Maledizione del Cristianesimo”. Durante gli ultimi anni di vita, viene ricoverato in
una clinica per malattie psichiatriche, lo malattia lo aveva reso sempre più debole, in preda alla
follia, in seguito muore nel 1900 a Weimar.
I PERIODI DELLA FILOSOFIA DI NIETZCHE
PERIODO GIOVANILE (1872-1876): Inizia con la pubblicazione de “La Nascita della tragedia”,
periodo caratterizzato da un amore nei confronti del pensiero Wagneriano e quello di
Schopenaeur. Ad un certo punto, però, Nietzche si discosta dai suoi maestri ed inizia un periodo
intermedio.
PERIODO INTERMEDIO (1878 – 1882): Periodo illuministico e genealogico, con due scritti
importanti, “Umano, Troppo Umano”, e la “Gaia Scienza”.
PERIODO DI ZARATHUSTRA (1883 – 1885): Periodo molto importante, che sancisce un passaggio
fondamentale nella sua filosofia
PERIODO DEL TRAMONTO (1886 – 1900): Periodo della Follia, con scritti come “Al di là del bene e
del male”, “La Genealogia della Morale”, “Il Caso Wagner”, “L’Anticristo”, avvento Superuomo.
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FRIEDRICH NIETZCHE

BIOGRAFIA

Nasce nel 1844 a Rocken, il padre era un pastore protestante che muore per una malattia al cervello; in seguito alla morte del padre si traferisce con la madre in un’altra cittadina tedesca. Da bambino è un grande amante delle arti, tant’è che a soli 13 anni già componeva musica e scriveva poesie; nel 1864 diventa studente di teologia a Bonn, nel 1865 si trasferisce a Lipsia per seguire lezioni di filologia. Sin da giovane legge Schopenauer e se ne innamora, si innamora del “mondo come volontà e rappresentazione”, ma ad un certo punto della sua carriera si discosterà totalmente dalla filosofia del suo maestro. Nel 1869, a soli 24 anni, ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca all’Università di Basilea, e stringe diverse amicizie con importanti esponenti della musica, teologia e filologia. Decide di arruolarsi nella guerra franco-prussiana come infermiere volontario, ma viene congedato quasi subito perché si ammala, e nel 1872 esce il suo primo libro, “La Nascita della Tragedia”, che sancisce l’inizio del suo primo periodo filosofico. Nel 1878 pubblica “Umano, troppo umano, un libro per i spiriti liberi”, libro che sancisce il definitivo distacco da Schopenaeur, la fine del primo periodo filosofico di Nietzche e l’inizio del nuovo periodo, quello illuministico. Ad un certo punto, il filosofo inizia ad avere dei cedimenti fisici e psicologici, la malattia inizia a tormentarlo e a logorarlo (nella sua filosofia, presente questo tormento dettato dalla malattia), tant’è che nel 1879 rinuncia e abbandona definitivamente la cattedra, si trasferisce in tante città perché non trova pace, alla ricerca di un posto migliore, è molto inquieto, nervoso. A peggiorare questa situazione è l’amore non ricambiato per Lou Salomè, che inizia un relazione con un amico del filosofo, pertanto quest’ultimo si sente tradito da entrambi, e inizia una fase di depressione molto forte, profonda, accentuata dai continui conflitti con la sorella che era fidanzata con un’antisemita. Nel 1883 pubblica “Così parlò Zarathustra”, il testo più famoso di Nietzche che pubblicò a suo spese, nessuna casa editrice voleva pubblicarlo. Nel 1886 pubblica un altro caposaldo della sua filosofia, “Al di là del bene e del male”, e “Preludio di una filosofia dell’avvenire”. In questo periodo si dedica anche alla realizzazione di diversi opuscoli, ovvero “L’Anticristo”, Maledizione del Cristianesimo”. Durante gli ultimi anni di vita, viene ricoverato in una clinica per malattie psichiatriche, lo malattia lo aveva reso sempre più debole, in preda alla follia, in seguito muore nel 1900 a Weimar. I PERIODI DELLA FILOSOFIA DI NIETZCHE PERIODO GIOVANILE (1872-1876): Inizia con la pubblicazione de “La Nascita della tragedia”, periodo caratterizzato da un amore nei confronti del pensiero Wagneriano e quello di Schopenaeur. Ad un certo punto, però, Nietzche si discosta dai suoi maestri ed inizia un periodo intermedio. PERIODO INTERMEDIO (1878 – 1882): Periodo illuministico e genealogico, con due scritti importanti, “Umano, Troppo Umano”, e la “Gaia Scienza”. PERIODO DI ZARATHUSTRA (1883 – 1885): Periodo molto importante, che sancisce un passaggio fondamentale nella sua filosofia PERIODO DEL TRAMONTO (1886 – 1900): Periodo della Follia, con scritti come “Al di là del bene e del male”, “La Genealogia della Morale”, “Il Caso Wagner”, “L’Anticristo”, avvento Superuomo.

PENSIERO

La sua grande vocazione è quella di Mettere in Crisi tutto, di sconvolgere l’equilibrio di tutti, di destabilizzare, di mettere tutto in discussione, di distruggere le certezze, mette tutto in crisi, uccidendo persino Dio. Uccide Dio inizialmente con degli scritti molto accademici, per poi scrivere per aforismi, usando dei simboli, delle parafrasi, ad esempio “Così parlò Zarathustra” è strutturato come fosse un vangelo, quindi utilizzando parabole, aforismi. È il filosofo del Sospetto, della Crisi, dell’Incertezza, della Dinamite. PERIODO GIOVANILE – APOLLINEO VS DIONISIACO Periodo Wagneriano e Schopenahueriano, con questo amore per le teorie di Wagner, la sua musica, e la filosofia di Schope. Come detto, il primo scritto è la “Nascita della Tragedia”, dove rimane abbastanza accademico, e dove manifesta la sua grande passione per le arti, in particolare per la tragedia. Molto importante è l’aspetto dell’OPPOSTO, ovvero Nietzche dice che non esiste l’Apollineo senza il Dionisiaco; ciò vuol dire che, secondo lui, l’Arte Greca, l’arte per eccellenza, che rappresenta due poli opposti: l’Apollineo, che rappresenta tutto quello che nell’arte greca era ordine, stabilità, forma, stasi (es. scultura, che è ferma, indica una staticità), il sogno, il finito (la scultura si conclude, la poesia si conclude) luce, serenità, dunque tutto ciò che è in armonia; il Dionisiaco è il disarmonico per eccellenza, è tutto ciò che è fuori dall’equilibrio, è il caos, il divenire, il divenire che non ci dà certezza, al contrario dell’Apollineo, è l’infinito, anch’esso non ci dà certezza, la dinamicità, l’ebbrezza, l’inquietudine. Il Dionisiaco è, per esempio, la Musica, un qualcosa che si compone in modo meno strutturato rispetto ad una scultura, e la Poesia Lirica. Apollineo e Dionisiaco sono due impulsi fondamentali dell’arte greca. Secondo Nietzche, l’arte greca è di base Dionisiaca, cioè l’Apollineo è una reazione al Dionisiaco, perché il Dionisiaco è brutale, inquieto, impietoso, infinito, caotico, pertanto c’è bisogno, come reazione, dell’Apollineo per placare, per cercare di creare un minimo di equilibrio, perché l’uomo cerca equilibrio, staticità, luce, serenità, armonicità (anche perché l’arte greca rappresenta la nostra vita, le nostre inquietudini, il dramma dell’essere umano, della sua vita e della sua morte). Avviene pertanto una sublimazione, quindi il mio impulso lo sublimo verso qualcos’altro, lo sublimo attraverso, ad esempio, la poesia, la scultura. In questo caso, si assiste alla decadenza della tragedia, perché vuole prevalere, molto fortemente, l’Apollineo, quindi l’ordine. Dunque ad un certo punto, la Tragedia di Euripide, che cerca di “apollinearizzare” un po’ di più rispetto alle altre tragedie, va a cadere, a crollare, c’è la crisi, la decadenza della civiltà occidentale, c’è proprio questo impulso di creare un equilibrio, ma se manca il suo opposto, il dionisiaco, questo impulso va a decadere, in mancanza di armonia tra gli opposti, non che venga completamente cancellato il dionisiaco. Il Dionisiaco che poi è lo stesso Nietzche, lui ha vissuto una vita tormentata, dolorosa, folle, segnata dalla pazzia, dalla lotta continua, dalla crudeltà, dall’incertezza; in questa circostanza, le alternative sono 2, ovvero o fuggire, oppure accettare il dionisiaco che c’è in noi. Fuggire, secondo Nietzche, è la forma dell’ascetismo, cioè io credo nel Cristianesimo, piuttosto che in altre religioni, pertanto esco al di fuori del mio mondo e vivo una vita da asceta. L’accettazione, invece, è accettare la condizione misera dell’uomo e superare sé stessi, attraverso l’UCCISIONE DI DIO

l’uomo ha creato Dio perché ha paura del proprio essere, del suo essere debole, fragile, pertanto l’uomo fugge dalla vita terrena ostile per dare un senso, una certezza, un porto sicuro, cerca ordine in un mondo in cui ordine non c’è, e l’uomo ha creato qualcosa di ordinato, di superiore, di sicuro, per darci una maggiora certezza, ma per Nietzche, “Dio è inganno”. FILOSOFIA DEL MERIGGIO (PERIODO DI ZARATHUSTRA) Periodo caratterizzato dalla consapevolezza della morte di Dio. La morte di Dio, sancita dalla “Gaia Scienza”, dà la nascita di due uomini, l’Ultimo Uomo e il Superuomo. Nietzche parla di questi 2 uomini attraverso le parole di Zarathustra, un profeta vissuto tra il 1000 e il 600 a.C. in Persia. Il superuomo è Ubermesnch, cioè “oltreuomo”; in realtà questo superuomo non è una persona ha superpoteri, non ha qualità estremizzate, ma è un oltreuomo, che riesce ad andare oltre, ha la capacità di andare oltre, perché consapevole della propria limitatezza, della propria condizione, di essere dionisiaco, ovvero di vivere in un mondo caotico, incerto, senza certezze e senza la certezza di Dio, dunque è un uomo terreno, dunque solo consapevole della propria limitatezza, può diventare superuomo, andando oltre sé stesso. La genesi del superuomo avviene attraverso 3 passaggi: il CAMMELLO (io devo), un animale che di solito si piega per portare pesi, si abbassa. Secondo Nietzche, il cammello che si piega per portare pesi è l’uomo che porta i pesi della tradizione, si piega di fronte ai doveri morali, di fronte a Dio, alla sua esistenza, alla morale, all’etica. Ad un certo punto, l’uomo diventa LEONE (io voglio): come il leone che si libera dai suoi pesi, l’uomo si libera dai pesi della tradizione, della metafisica, della morale, dell’etica, dei doveri, ma questa libertà è una libertà da qualcosa, non una libertà di fare qualcosa, dunque è una libertà negativa. Infine, c’è il FANCIULLO, e rappresenta l’oltreuomo, perché un bambino, in sé, è libertà, creatività, è spirito dionisiaco, vive per i piaceri, dunque l’oltreuomo è ritornare bambino, fanciullo. L’ETERNO RITORNO Un pensiero filosofico esistenziale molto forte, che possiamo collocarlo dal punto di vista pre – cristiano, una visione ciclica dell’esistenza, tutto ritorna, questo continuo esistere, visione che si contrappone alla visione cristiana, cioè io nasco e c’è una linearità fino alla mia morte, e poi vado nell’oltre mondo, se credo. PERIODO DEL TRAMONTO Nietzche tratta il PROBLEMA DELLA MORALE. La morale è un problema perché non c’è nessuna certezza, Nietzche critica qualsiasi cosa e pertanto critica anche la morale, che secondo il filosofo deve essere smantellata, deve essere messa in discussione, anche perché tutto quello che abbiamo creato come ideale morale, è semplicemente una proiezione degli ideale che ho, un’invenzione dell’essere umano, e diventa un istinto del gregge nel singolo, quindi il gregge che influenza la singola persona. C’è anche un’aspra critica al cristianesimo, ma non nei confronti di Gesù per cui simpatizzava, definendolo “santo anarchico”, ma era contro i seguaci di Gesù che spesso facevano tutto fuorché gli insegnamenti di Gesù. Secondo Nietzche, la cosa fondamentale da fare è la trasvalutazione dei valori, ovvero portare la valutazione dei valori fuori, essere consapevole dei valori, come proiezione, e scarnire l’essere umano di tutti quegli aspetti metafisici, e il legislatore di questa morale diventa il filosofo, dunque è il filosofo che guida la morale, ma prima di tutto questa morale va scardinata, criticata e messa in discussione.

LA VOLONTÀ DI POTENZA

Secondo Nietzche, è l’intima essenza dell’essere, è la tua vita che spinge ad autoaffermarsi, e non ad autoconservarsi, non c’è un atto di conservazione, quindi cercare di sopravvivere, ma è una spinta in avanti che spinge verso l’autoaffermazione, dunque volontà di spingersi in avanti, di affermarsi, volontà di essere potente. Le massime espressioni della volontà di potenza sono il Superuomo, e anche l’Arte, che è la forma suprema di potenza, mentre il superuomo, con l’eterno ritorno, si svincola dal passato per dare potenza al presente, non vive più nel passato ma nel presente. NICHILISMO Nietzche toglie tutte le certezze, pertanto ho perso il fine ultimo della vita, il senso della mia vita, perché se non ho certezze, non ho più motivo per vivere. Pertanto c’è un annichilimento, un vuoto, uno smarrimento, un’insensatezza della vita, ovvero quando la vita non ha un perché, mi sento smarrito, ho un vuoto, mi sento senza senso, manca il coraggio di autoaffermarsi, quella volontà di potenza di diventare quel fanciullo, quel superuomo, che è in grado di vivere il dionisiaco ed è consapevole della non certezza della vita. Il Superuomo sa che non ci sono certezze, sa che manca Dio, però non arriva all’annichilimento, perché arriva appunto al Superuomo, mentre se arrivo all’annichilimento, allora divento l’ultimo uomo, che non sa andare avanti, non sa sopravvivere, e quindi è l’ultimo uomo perché non farà sopravvivere neanche il resto della sua specie, perché c’è proprio un annichilimento totale, manca il senso della vita. POLEMICA CONTRO LO STORICISMO L'idea della decadenza dell'Occidente viene sviluppata nelle Considerazioni inattuali, chiamate così perché in contrasto con i valori e il sentire dell'epoca. Tra le Considerazioni inattuali quella più importante è "Sull'utilità e il danno della storia per la vita" in cui il filosofo rintraccia le cause della crisi della civiltà europea. La decadenza occidentale viene presentata come l'esito di una malattia storica, cioè un eccessivo sapere storico accumulato nell'ottocento che ha finito per trasformare gli uomini in enciclopedie ambulanti, passivi spettatori di eventi. L'eccessivo storicismo, quindi, ha causato una paralisi della modernità. Il rimedio per questo consiste nella forza e l'arte del poter dimenticare. Si tratta di riuscire a liberarsi dall'eccesso di conoscenza storica e di porre la storia a servizio della vita, utilizzandola per agire, creare e innovare.