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The pedagogy of gender differences, emphasizing the importance of recognizing and cultivating individual subjectivity. It examines the historical and cultural constructs that have shaped gender roles, particularly focusing on the experiences of women. The text delves into the challenges women face in balancing work and family responsibilities, the gender digital divide, and the representation of women in education and media. It also touches on issues of ethnic cosmetic surgery and the exploitation of migrant women, highlighting the need for a more equitable and inclusive approach to education and social policies. Useful for students and researchers interested in gender studies, education, and social justice. It provides a comprehensive overview of the key issues and debates in the field, and offers valuable insights into the challenges and opportunities facing women today.
Typology: Summaries
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Il tema dell'identità è centrale nel pensiero occidentale. L'aumento delle migrazioni globali ha portato identità e differenza a interagire e influenzarsi a vicenda. La distinzione tra identità e differenza è vista come una semplificazione, poiché sono elementi dialetticamente legati. La storicità influisce sulla costruzione dell'identità. L'alterità è parte integrante dell'esperienza umana, e la soggettività si sviluppa attraverso la relazione con il mondo e gli altri. Questa interazione porta all'affermazione della differenza come risorsa per superare condizionamenti psicologici, culturali e socio-politici. Un individuo si realizza come persona attraverso la relazione con l'altro, riconoscendolo come diverso da sé. L'autoformazione permette di comprendere sia l'identificazione che la differenziazione tra individui e culture, aprendosi al pluralismo.
La cultura contemporanea presenta una sfida che richiede un intervento educativo. La "pedagogia delle differenze" cerca di conciliare l'antinomia alterità/identità. Questa pedagogia permette all'individuo di riappropriarsi della consapevolezza del proprio ruolo attraverso la coltivazione della propria soggettività.
La pedagogia delle differenze è una pedagogia della pluralità, sia teorica che pratica. Si sviluppa all'interno della varietà delle esperienze sociali, storiche e culturali, strettamente legate al soggetto e alle pratiche da cui emerge. L'oggetto di indagine è l'umano in tutte le sue intersezioni, pertanto non può basarsi su una singola teoria, ma su una pluralità di teorie che cercano di comprendere la complessità della realtà. L'utopia, in questo contesto, rappresenta l'impegno della pedagogia a smantellare e ricostruire le chiusure, facendo riferimento a valori positivi e alla realizzazione di ciò che è desiderabile, pur riconoscendo i vincoli della realtà. Si tratta di elaborare modelli pedagogici che descrivano come la realtà può evolvere. Il rapporto tra utopia e politica è complementare e di opposizione: la politica necessita dell'educazione e dei suoi ideali per formare cittadini ispirati al bene comune, mentre la pedagogia dialoga con la politica, rivendicando la propria autonomia attraverso la critica e la proposta di alternative concrete.
Nonostante la globalizzazione, i paesi occidentali faticano ad affrontare le conseguenze delle migrazioni, che coinvolgono persone che chiedono il riconoscimento dei loro diritti individuali e culturali. La relazione tra individuo e cultura è transitiva, con reciproche influenze. Aprirsi ad altre culture significa accogliere nuovi valori e stili di vita, generando nuove idee. Questo richiede la costruzione di modelli di integrazione che trasformino i flussi migratori in opportunità per nuove forme di convivenza. L'assimilazione implica l'abbandono di tratti identitari, mentre l'integrazione si basa sul pluralismo culturale e sulla condivisione di valori antropologici per sostenere la costruzione di modelli di convivenza reciproca, evitando eccessi di identificazione o omologazione. L'educazione, per prevenire lo spaesamento, mira a formare un'identità plurale, aperta al cambiamento e alla ridefinizione di sé.
I flussi migratori in Europa richiedono nuovi modelli di relazione ispirati all'etica dell'accoglienza. La lotta per l'uguaglianza implica la revisione dell'idea che tutte le culture abbiano uguale valore e diritto di essere presenti nei programmi scolastici. Si propone l'introduzione di opere letterarie di alto livello culturale provenienti da altre culture per garantire il riconoscimento delle minoranze etniche. La condivisione e la socializzazione delle pratiche creano un'identità collettiva, permettendo agli individui di sentirsi parte della comunità. La partecipazione dei membri della comunità di pratica consiste nella condivisione di storie che, una volta narrate, diventano patrimonio comune.
Nelle società multiculturali, la cittadinanza richiede un approccio diverso che valorizzi le differenze. Educare alla neo-cittadinanza significa adottare un approccio multireferenziale, che tenga conto del contesto storico, del progetto politico, della cultura degli educatori e degli insegnanti, e multidimensionale, che coinvolga le persone sul piano etico, relazionale, affettivo e cognitivo. I gruppi che si insediano in nuovi territori sono definiti dagli autoctoni in base al tipo di relazione che si instaura. Ad esempio, un italiano che emigra negli USA per studiare non è considerato emigrato come un giovane senegalese che viene in Italia per lo stesso motivo, a causa del colore della pelle e della provenienza geografica. Le ricerche sulle relazioni sociali dimostrano che i bambini, già negli asili nido, mettono in atto scambi sociali che rafforzano il sentimento di amicizia. L'individuo è un "agente epistemico" che costruisce e interpreta il mondo per adattarsi ad esso, utilizzando il proprio patrimonio conoscitivo come strumento di adattamento. Corsaro sottolinea il processo di "reinvenzione" della cultura, definendolo "riproduzione interpretativa", in cui la riproduzione indica la partecipazione attiva del bambino nella produzione della cultura e l'interpretazione rappresenta l'aspetto innovativo e creativo. La presenza di una pluralità di nazioni pone nuove domande sull'integrazione culturale e sulla garanzia della democrazia. Il termine "sesso" indica le caratteristiche
donne. La lotta alla violenza di genere ha portato a una visione essenzialista che ritiene che l'essere donna significhi riconoscere caratteristiche immutabili che accomunano tutte le donne. Bisogna investire sulle relazioni tra generi ed educare alla relazione uomo-donna.
La presenza della donna su due fronti ha trasformato culturalmente la famiglia, costringendo i padri ad assumere legami orientati all'affettività e alla giocosità. L'introduzione dell'affettività nella relazione padre-figlio ha arricchito le dinamiche relazionali ed emotive, determinando un processo di autonomizzazione del bambino. La pedagogia della famiglia dovrà considerare nuove variabili di ricerca. Ciò implica un impegno a immaginare modelli esistenziali che consentano a ciascuno di non rinunciare alla propria differenza. Diventa fondamentale educare la coppia alla relazione, al dialogo, alla negoziazione e alla progettazione, prima ancora di educare i genitori.
Nonostante alcune autrici sostengano che le donne siano più portate all'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, esiste un gender digital divide, un divario digitale di genere, anche in ambiti di dominio femminile. L'utilizzo della rete è minore tra le donne, anche a parità di condizioni economiche. L'accesso non risolve il problema, perché la disuguaglianza dipende dall'uso della rete, influenzato dalla formazione culturale e dalla professione. Studi sul gender digital divide si concentrano sull'esclusione dalle ICT, un potenziale che potrebbe ridurre l'emarginazione e la povertà delle donne e rimuovere le barriere.
La scarsa diffusione dell'uso della rete è attribuibile anche all'istruzione e alla presenza insufficiente delle donne nei settori dell'ingegneria, della matematica e dell'informatica.
Le Ragioni della Disparità di Genere
Un fattore che contribuisce alla disparità di genere è la scarsa fiducia delle donne nell'operare in settori tradizionalmente dominati dagli uomini. Questa sfiducia è alimentata dall'idea che le tecnologie dell'informazione siano al di fuori della loro portata. Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) offrono nuove opportunità di sperimentazione identitaria, superando i limiti imposti dalla fisicità del corpo.
Paul Broca tentò di giustificare le differenze di genere misurando e confrontando il peso del cervello maschile e femminile. La sociobiologia ha sostenuto che la divisione dei compiti tra uomini e donne giustifica le
differenze nelle loro strutture cerebrali. Si ipotizzava che il ruolo dell'uomo nella caccia avesse portato allo sviluppo dell'orientamento, mentre il ruolo della donna nell'allevamento dei figli avesse sviluppato competenze legate alla cura.
Gli studi antropologici rivelano che ogni società ha regole e credenze, e che in tutte le società esiste una gerarchia tra i sessi, con l'uomo che predomina sulla donna per controllarne la fecondità. Chi si occupa di pratiche culturali deve attuare una "politica delle differenze", ma spesso utilizza lo stesso linguaggio usato per discriminare e dominare. Il recupero di tali discorsi è possibile solo creando uno spazio per nuove parole, che permetta di riprogettare le identità.
I gruppi di autocoscienza, dove le donne condividevano le loro esperienze, hanno fatto emergere l'unicità di ogni donna. Attraverso la narrazione di sé, le donne sono riuscite a riappropriarsi della loro identità e a trasformare il "chiacchierare" in una "presa di coscienza" di essere soggettività altra rispetto al maschile. L'ascolto e il dialogo tra donne hanno dato inizio a una rivoluzione, decostruendo l'immaginario femminile elaborato per secoli dagli uomini. L'esclusione delle donne ha portato a politiche inadeguate, causando un'amputazione dell'essere umano che ha ignorato intenzionalmente aspetti costitutivi dell'umanità.
In ambito etnometodologico, si è cercato di individuare il legame tra sesso e linguaggio. Alcune ricerche hanno evidenziato come gli uomini tendano a sovrapporsi alle donne nelle conversazioni, mentre le donne tendono a investire più sulla possibilità di stabilire relazioni che sui contenuti della conversazione. Per evitare l'uso del linguaggio come strumento di discriminazione, sono state ipotizzate diverse possibilità di intervento. Il progetto POLITE è stato realizzato con l'obiettivo di introdurre la categoria di genere nei libri di testo, al fine di avviare un programma di educazione alle differenze di genere. L'assenza di rappresentazione femminile nei testi rappresenta una forma di occultamento della presenza della donna.
Educare al Genere a Scuola
L'interesse pedagogico attuale si concentra sull'educazione al genere, analizzando le azioni che mirano a decostruire gli stereotipi di genere che influenzano l'identità individuale e il ruolo nella società.
Il sapere femminile è stato storicamente escluso dalla cultura dominante, considerato "debole" perché informale rispetto a quello maschile. L'accesso
Questo commercio coinvolge donne che desiderano diventare madri e donne che necessitano di denaro per la sopravvivenza propria e della famiglia. Il "turismo della fertilità" compra la fertilità delle donne in alcuni paesi per rivenderla a coppie di altri. Questo mercato contribuisce al mantenimento della "whiteness", in cui le donne indiane affittano il loro utero senza "segnare" geneticamente il bambino.
La libertà di scelta e di disporre del proprio corpo deriva dalla concezione di SALUTE come benessere fisico, mentale e sociale, e di malattia come ILLNESS (esperienza soggettiva del paziente) distinta da DISEASE (presenza di una patologia). Il neoliberismo culturale porta a pensare di poter fare ciò che si vuole del proprio corpo, dimenticando che ci apriamo al mondo attraverso di esso. Le storie sono diverse: donne rifugiate, donne che prendono decisioni per sostenere la famiglia, donne che trasformano il viaggio migratorio in un'occasione per ripensarsi. Le migrazioni femminili provocano un "trapianto di cuore globale", in quanto le donne cercano di ristabilire legami affettivi con le persone di cui si prendono cura. La relazione di cura è asimmetrica, ma curare significa far emergere le potenzialità dell'altro.
Le donne migranti che svolgono lavori di dipendenza risolvono i problemi di un welfare inadeguato, ma sono portatrici di bisogni sociali e di cura insoddisfatti. La pedagogia critica delle emozioni può aiutare educatori e studenti a comprendere le conseguenze della rabbia e come l'irresponsabilità privilegiata è legittimata e mantenuta da chi riceve la cura.
Si teme di educare i figli a un' "identità incerta" e di non offrire riferimenti culturali per transitare tra culture diverse, costruendo un'identità che concili i valori della tradizione familiare e del paese di nascita o crescita. Il passato deve essere riconosciuto e utilizzato per un bricolage di modelli culturali e percorsi educativi, per parlare alle nuove generazioni e garantire il senso di continuità e l'affermazione dell'identità. Le donne migranti assumono il ruolo di "mediatrici attive", costruendo ponti interculturali per far convivere la loro duplice appartenenza.
La parola vulnerabilità deriva dal latino "vulnus" (ferita). La vulnerabilità può essere "ontologica" (legata alla fragilità del corpo e alla dipendenza dall'altro), "prodotta" (da situazioni politiche, economiche, sociali) o "situazionale" (legata a contesti ed eventi specifici). Riconoscere la vulnerabilità comune permette di rimuovere le disuguaglianze e di evitare discriminazioni verso gruppi etichettati come vulnerabili. La "vulnerabilità
epistemica" (guardare la realtà con occhi critici) richiede una pedagogia delle differenze per formare le nuove generazioni, promuovendo l'apertura all'altro e una razionalità dialogica per abbattere stereotipi, intolleranze e violenze. L'ignoranza non è mancanza di conoscenza, ma una strategia per non "sapere" ciò che è degno di essere conosciuto.
Riferirsi alla vulnerabilità permette di includere l'etica dei legami, intesa come riconoscimento del valore dell'altro. La nuova moralità si basa su una responsabilità orientata al benessere personale, tanto che la distribuzione della ricchezza non basterebbe ad aumentare il tenore di vita delle parti del mondo in miseria. La libertà deve essere esercitata in modo che la scelta sia funzionale alla vita, non al desiderio.