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carlo tassara storia della cooperazione itnernazionale dagli anni 50 all'agenda 2030
Typology: Schemes and Mind Maps
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Cap1 Sviluppo e cooperazione, concetti e interrogativi I concetti di sviluppo e le sue applicazioni pratiche si sono evolute nel tempo adattandosi a congiunture politiche, sociali ed economiche. ROSTOW nel 1959 affermò che lo sviluppo deve essere orientato verso la propensione al risparmio e all’investimento, ci deve essere un aumento dello spirito di iniziativa e un apertura al progresso tecnologico, differentemente SEN negli anni 2000 affermò che lo sviluppo è un processo di espansione delle capacità di cui godono gli individui; si riferiva al fatto che uomini e donne vivono in diversi contesti sociali ed economici e che esistono relazioni tra libertà – abilità – opportunità e che quindi ci sia una stretta relazione tra libertà personale e sviluppo locale. L’espansione delle capacità è quindi uno stimolo alla produttività e alla crescita economica che porta quindi al benessere sociale. Per raggiungere il benessere sociale è necessario includere l’accesso ai beni pubblici globali (BPG come la pace e la sicurezza, la stabilità economica, le risorse naturali o la conoscenza e la cultura) per lo sviluppo pieno e sostenibile sono necessarie politiche di livello globale MA c’è il paradosso della sovranità statale. Neanche la cooperazione allo sviluppo può essere definita in modo univoco e applicabile a tutte le epoche e i luoghi, che cos’è quindi la cooperazione? È un insieme di azioni realizzate da attori pubblici e privati tra paesi di diversi livelli di reddito, al fine di dare impulso al progresso economico e sociale dei paesi del sud del mondo in un modo sostenibile ed equilibrato, la cooperazione inoltre promuove lo sviluppo umano. Dato che il sottosviluppo contribuisce all’instabilità globale, ai conflitti, al traffico di droga e alla violenza, è anche negli interessi dei paesi industrializzati. Per quanto riguarda le ragioni per le quali si fa la cooperazione possiamo individuare 3 risposte: - per egoismo, ovvero quando i governi fanno i propri interessi, - per pragmaticità, ovvero quando si ha un vantaggio per tutti ad esempio nel settore della sicurezza, dell’immigrazione o dell’economia, per questioni di stabilità o di espansione del mercato globale,
Nello stesso periodo sorsero le prime ONG a sfondo religioso, laico o politico. Anni 60 Il decennio dello sviluppo In questi anni i PVS furono protagonisti della scena mondiale, molti paesi ex colonie armate di spirito di iniziativa si fecero avanti per quanto riguarda il settore dello sviluppo. Ci fu infatti la conferenza di Bandung dove si riunirono i capi di stato delle ex colonie che, sulla base della completa neutralità verso i due blocchi, stilarono i 10 principi di Bandung tra cui: pacifismo, disarmo, non ingerenza negli affari interni e combattere l’apartheid (1948-1994). Su questa base venne fondato il Movimento Paesi Non Allineati (MPNA) che affermavano, quindi, la neutralità verso i blocchi. Il movimento dei paesi non allineati si riunì nella (UNCTAD I) prima conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e Sviluppo (Ginevra 1964) , istituì il G- 77, e nel UNCTAD II a New Delhi nel 1968. Questi furono chiari segni dei PVS che rivendicavano maggior protagonismo e autonomia a livello internazionale. I paesi industrializzati iniziarono ad articolare direttamente le proprie azioni di cooperazione allo sviluppo, si istituirono infatti ministeri e agenzie ad hoc, anche negli USA nel 1961 Kennedy formò l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) per contenere Cuba, consolidare la democrazia, lo sviluppo economico, l’educazione e le infrastrutture nei paesi latinoamericani MA i suoi successori non sostennero il progetto anzi dal 1964 gli USA iniziarono ad appoggiare alcune dittature in latinoamerica e ci fu un netto cambiamento della politica estera statunitense. Convenzione di Youndeè 1963 CEE e 18 paesi ACP firmarono un accordo per i vantaggi commerciali, cooperazione tecnica e culturale. Gli anni 60, in breve, furono caratterizzati dal protagonismo dei PVS ma non abbastanza da riuscire a modificare gli orientamenti prevalenti dell’epoca Negli stessi anni nascono le ONG di seconda generazione che si differenziano per essere meno assistenzialiste e con la volontà di costruire una concreta alternativa per trovare delle soluzioni. Anni ’70 nuovo ordine economico e necessità basiche insoddisfatte Gli anni 70 furono un’epoca dove il 20 % della popolazione mondiale aveva accesso alla maggior parte del PIL mondiale, mentre i PVS, che rappresentavano la maggioranza numerica, avevano accesso al 12 % del reddito totale. C’erano, dunque, ancora forti asimmetrie tra il nord e il sud del mondo. Ci fu un leggero miglioramento per i PVS nell’ambito delle infrastrutture, educazione, sanità ecc..ma non era ancora abbastanza per impiegare la forza lavoro esistente, inoltre, erano da ostacolo la veloce crescita demografica e la disoccupazione. In questi anni il dollaro entrò in crisi grazie anche al boom economico giapponese, si giunse di conseguenza alla fine degli accordi di Bretton Woods nel 1974; oltre alla crisi del dollaro ci fu una crisi energetica a causa di una diatriba tra Israele e i paesi arabi, conseguentemente i paesi arabi, riuniti nella OAPEC (organizzazione dei paesi arabi esportatori di petrolio) sospesero i rifornimento per Israele e i paesi alleati ci fu quindi un controllo di un prodotto strategico nell’economia globale i paesi industrializzati entrarono in crisi e tralasciarono la cooperazione allo sviluppo per far fronte alla crisi della disoccupazione e inflazione. Il MPNA continuò al sua battaglia politica denunciando l’asimmetria esistente tra Nord e Sud del mondo, problemi che vennero palesati nella VI assemblea ONU nel 1974 che approvò un nuovo piano d’azione per l’economia internazionale che prevedeva: l’uguaglianza sovrana, la piena sovranità degli stati sulle risorse, potenziamento della cooperazione, diritto di adottare il sistema economico e sociale considerato appropriato. Potenziamento e rinnovo dei paesi ACP Gli anni 70 furono caratterizzati anche da alcuni limiti che sorsero a discapito dello sviluppo, possiamo menzionare ad esempio gli aiuti offerti da parte dei due blocchi ai soli interessi geopolitici, gli investimenti improduttivi dei PVS o l’autoritarismo e la corruzione che hanno strozzato il dibattito sulle politiche allo sviluppo Nel 1969, Pearson stilò un rapporto sui risultati ottenuti dalla cooperazione fino a quell’anno (rapporto Pearson) nel quale affermò che nel sistema internazionale mancava la direzione unitaria, bisognava
su opportunità e abilità delle persone, lo stato stimola i processi sociali ed economici per migliorare la vita, si lavora sinergicamente e contemporaneamente su più ambiti, le politiche globali sono coordinate con le politiche locali. (macro + micro). La cooperazione è decentrata, come reazione al centralismo esasperato degli anni passati, che viene svolta dagli enti locali nel perseguimento del proprio sviluppo. In particolare, l’UE diventa primo donatore mondiale con una politica di cooperazione basata su una politica comune, il coinvolgimento, la responsabilità delle istituzioni locali, il buon governo e i diritti umani. Cap 3 Nuovi paradigmi e vecchie contraddizioni XXI secolo All’inizio degli anni 2000 si formularono gli OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO tra i quali: la lotta alla povertà, parità tra sessi, istruzione primaria, sostenibilità ambientale, lotta alle malattie e sviluppo globale. Ci furono varie conferenze per degli accordi concreti sui finanziamenti per l’attuazione degli OSM ma non si giunse a nessun risultato concreto. Un argomento che fu oggetto di lungo dibattito fu l’EFFICACIA della cooperazione, solo con la dichiarazione di Parigi nel 2005 si giunse a un accordo che vedeva i paesi recettori protagonisti i paesi elaborano delle politiche, i paesi donatori danno sostegno a queste politiche e si stabiliscono delle regole comuni e uno scambio di informazioni, inoltre la gestione degli aiuti è basata sui risultati e la responsabilità è condivisa dai paesi recettori e donatori. Con l’accordo di Accra nel 2008 c’è un maggiore coinvolgimenti degli entri locali e si rinforza la cooperazione SUD-SUD; è ancora difficile gestire gli aiuti MA migliorano l’efficacia, la qualità e la trasparenza. L’UE si impegna anche con il sostegno al bilancio che risulta essere molto utile MA l’impatto sulla povertà non è molto marcato e si devono ancora migliorare gli effetti che hanno gli aiuti sulla vita delle persone nei paesi del sud. Lo SVILUPPO TERRITORIALE affianca lo SVILUPPO UMANO e punta a rinforzare l’inclusione sociale, stimolare l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità e a trasformare le diversità in punti di forza. Il mondo del 1990 è molto diverso da quello del 2015 per diverse ragioni: 1) il declino degli USA e dell’occidente 2) dimezzamento del numero dei poveri estremi 3) la maggior parte dei poveri si concentra nei Paesi a Reddito Medio (PRM) 4) i PRM sono recettori ma anche donatori per quanto riguarda la cooperazione 5) c’è una maggiore cooperazione sud sud e cooperazione triangolare e per questo meritano maggior sostegno 6) c’è un sistema nazionale multipolare in quanto i paesi emergenti sono in ascesa Il XXI secolo si prospetta essere post-occidentale, post-egemonico, si fa spazio quindi la GOVERNANCE che si basa sul bottom up e non sul top-down 2011 dichiarazione di Busan sullo sviluppo efficace il quale scopo è una cooperazione più inclusiva, orizzontale ed efficace i paesi industrializzati non sono più rappresentativi e quindi non sono più un modello da imitare, ci vogliono dispositivi più efficaci e alcuni dei punti importanti di questa convenzione sono l’aumento di potere della società civile, il rispetto dei trattati internazionali e l’approccio di genere. Lo sviluppo è ridefinito come un problema globale e non come un problema Nord-Sud basata sulle politiche di aiuto. Per quanto riguarda l’agenda 2030 è molto ambiziosa e include i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (OSS) perché si punta ad avere un’agenda universale adattabile ad ogni paese. Il centro dell’agenda sono: le persone e il pianeta (ridurre la povertà e le disuguaglianze, inclusione sociale, proteggere gli ecosistemi, giustizia, pace e solidarietà globale). Sarebbe ideale un approccio come quello della dichiarazione di Busan affrontando problemi come la migrazione, rischi globali e la governance MA l’agenda 2030 non fa riferimenti alla modifica delle regole di commercio e finanza (che sono sistemi che influenzano il mercato del lavoro) va a fini che non cambia niente. L’UE non è la grande potenza degli anni 2000 MA può allearsi con organizzazioni come la CEPAL per influenzare le sorti dell’agenda 2030.