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Sviluppo e Cooperazione Internazionale: Un'analisi Storica dei Paradigmi e degli Attori, Schemes and Mind Maps of History

carlo tassara storia della cooperazione itnernazionale dagli anni 50 all'agenda 2030

Typology: Schemes and Mind Maps

2019/2020

Uploaded on 05/22/2020

roberta-mata
roberta-mata 🇮🇹

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Cap1 Sviluppo e cooperazione, concetti e interrogativi
I concetti di sviluppo e le sue applicazioni pratiche si sono evolute nel tempo adattandosi a congiunture
politiche, sociali ed economiche. ROSTOW nel 1959 affermò che lo sviluppo deve essere orientato verso la
propensione al risparmio e all’investimento, ci deve essere un aumento dello spirito di iniziativa e un
apertura al progresso tecnologico, differentemente SEN negli anni 2000 affermò che lo sviluppo è un
processo di espansione delle capacità di cui godono gli individui; si riferiva al fatto che uomini e donne
vivono in diversi contesti sociali ed economici e che esistono relazioni tra libertà – abilità – opportunità e che
quindi ci sia una stretta relazione tra libertà personale e sviluppo locale. L’espansione delle capacità è quindi
uno stimolo alla produttività e alla crescita economica che porta quindi al benessere sociale.
Per raggiungere il benessere sociale è necessario includere l’accesso ai beni pubblici globali (BPG come la
pace e la sicurezza, la stabilità economica, le risorse naturali o la conoscenza e la cultura) per lo sviluppo
pieno e sostenibile sono necessarie politiche di livello globale MA c’è il paradosso della sovranità statale.
Neanche la cooperazione allo sviluppo può essere definita in modo univoco e applicabile a tutte le epoche e i
luoghi, che cos’è quindi la cooperazione? È un insieme di azioni realizzate da attori pubblici e privati tra
paesi di diversi livelli di reddito, al fine di dare impulso al progresso economico e sociale dei paesi del sud
del mondo in un modo sostenibile ed equilibrato, la cooperazione inoltre promuove lo sviluppo umano.
Dato che il sottosviluppo contribuisce all’instabilità globale, ai conflitti, al traffico di droga e alla violenza, è
anche negli interessi dei paesi industrializzati. Per quanto riguarda le ragioni per le quali si fa la
cooperazione possiamo individuare 3 risposte: - per egoismo, ovvero quando i governi fanno i propri
interessi, - per pragmaticità, ovvero quando si ha un vantaggio per tutti ad esempio nel settore della
sicurezza, dell’immigrazione o dell’economia, per questioni di stabilità o di espansione del mercato globale,
- per altruismo, e quindi le ONG.
Cap2 Paradigmi e attori della cooperazione internazionale nel XX secolo
Secondo dopoguerra anni ’50 gli obiettivi internazionali erano la stabilità dei cambi monetari e
incentivare la crescita economica, si arriverà di conseguenza agli accordi di Bretton Woods 1944 che aveva
come scopo il definire le nuove regole per quanto riguarda relazioni commerciali e finanziarie internazionali.
Nel 1945 c’è la creazione della Banca Mondiale (per garantire i fondi necessari per gli investimenti e
promuovere l’industrializzazione e sviluppo dei singoli paesi) e il Fondo Monetario Internazionale (con lo
scopo di aiutare gli stati in deficit di bilancio – prestiti)
1947 ci fu l’Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio (GATT) con conseguente diminuzione dei dazi
doganali e l’incoraggiamento alla liberalizzazione del commercio internazionale, il che era una minaccia per
il PVS in quanto erano produttori di materie prime a basso valore aggiunto.
Nel dopoguerra ci fu anche l’indipendenza delle ex colonie il mondo non era più diviso in due blocchi e
quindi la cooperazione diventò oggetto di discorso politico dei leader USA e URSS ai fini di consolidare la
loro egemonia politica e commerciale.
Nello stesso periodo (1947-1951) si attuò il Piano Marshall in Europa che ebbe effetti negativi e positivi, tra i
primi troviamo la dipendenza dagli USA, il rallentamento del libero mercato e la divisione tra europa dell’est
e dell’ovest; tra gli aspetti positivi invece ritroviamo la riattivazione industriale ed economica, si misero le
basi per la cooperazione regionale e ci fu la riduzione dell’influenza sovietica.
1951 CECA 1958 CEE (che diede vita al Fondo Europeo di Sviluppo (FES) per i paesi ACP 1992 EU
Negli anni 50 basicamente lo sviluppo si basava sulla crescita economica, era un approccio totalmente
economicista orientato alla creazione del CAPITALE FISICO. Inoltre, in questo periodo, gli unici attori della
cooperazione sono gli stati nazionali e le loro organizzazioni, vediamo quindi che le relazioni sono di tipo
paternalista e gerarchico. Possiamo dire quindi che negli anni 50 la cooperazione si fonda prevalentemente
sugli interessi dei donatori piuttosto che su quelli dei beneficiari.
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Cap1 Sviluppo e cooperazione, concetti e interrogativi I concetti di sviluppo e le sue applicazioni pratiche si sono evolute nel tempo adattandosi a congiunture politiche, sociali ed economiche. ROSTOW nel 1959 affermò che lo sviluppo deve essere orientato verso la propensione al risparmio e all’investimento, ci deve essere un aumento dello spirito di iniziativa e un apertura al progresso tecnologico, differentemente SEN negli anni 2000 affermò che lo sviluppo è un processo di espansione delle capacità di cui godono gli individui; si riferiva al fatto che uomini e donne vivono in diversi contesti sociali ed economici e che esistono relazioni tra libertà – abilità – opportunità e che quindi ci sia una stretta relazione tra libertà personale e sviluppo locale. L’espansione delle capacità è quindi uno stimolo alla produttività e alla crescita economica che porta quindi al benessere sociale. Per raggiungere il benessere sociale è necessario includere l’accesso ai beni pubblici globali (BPG come la pace e la sicurezza, la stabilità economica, le risorse naturali o la conoscenza e la cultura) per lo sviluppo pieno e sostenibile  sono necessarie politiche di livello globale MA c’è il paradosso della sovranità statale. Neanche la cooperazione allo sviluppo può essere definita in modo univoco e applicabile a tutte le epoche e i luoghi, che cos’è quindi la cooperazione? È un insieme di azioni realizzate da attori pubblici e privati tra paesi di diversi livelli di reddito, al fine di dare impulso al progresso economico e sociale dei paesi del sud del mondo in un modo sostenibile ed equilibrato, la cooperazione inoltre promuove lo sviluppo umano. Dato che il sottosviluppo contribuisce all’instabilità globale, ai conflitti, al traffico di droga e alla violenza, è anche negli interessi dei paesi industrializzati. Per quanto riguarda le ragioni per le quali si fa la cooperazione possiamo individuare 3 risposte: - per egoismo, ovvero quando i governi fanno i propri interessi, - per pragmaticità, ovvero quando si ha un vantaggio per tutti ad esempio nel settore della sicurezza, dell’immigrazione o dell’economia, per questioni di stabilità o di espansione del mercato globale,

  • per altruismo, e quindi le ONG. Cap2 Paradigmi e attori della cooperazione internazionale nel XX secolo Secondo dopoguerra anni ’50  gli obiettivi internazionali erano la stabilità dei cambi monetari e incentivare la crescita economica, si arriverà di conseguenza agli accordi di Bretton Woods 1944 che aveva come scopo il definire le nuove regole per quanto riguarda relazioni commerciali e finanziarie internazionali. Nel 1945 c’è la creazione della Banca Mondiale (per garantire i fondi necessari per gli investimenti e promuovere l’industrializzazione e sviluppo dei singoli paesi) e il Fondo Monetario Internazionale (con lo scopo di aiutare gli stati in deficit di bilancio – prestiti) 1947 ci fu l’Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio (GATT) con conseguente diminuzione dei dazi doganali e l’incoraggiamento alla liberalizzazione del commercio internazionale, il che era una minaccia per il PVS in quanto erano produttori di materie prime a basso valore aggiunto. Nel dopoguerra ci fu anche l’indipendenza delle ex colonie il mondo non era più diviso in due blocchi e quindi la cooperazione diventò oggetto di discorso politico dei leader USA e URSS ai fini di consolidare la loro egemonia politica e commerciale. Nello stesso periodo (1947-1951) si attuò il Piano Marshall in Europa che ebbe effetti negativi e positivi, tra i primi troviamo la dipendenza dagli USA, il rallentamento del libero mercato e la divisione tra europa dell’est e dell’ovest; tra gli aspetti positivi invece ritroviamo la riattivazione industriale ed economica, si misero le basi per la cooperazione regionale e ci fu la riduzione dell’influenza sovietica. 1951 CECA 1958 CEE (che diede vita al Fondo Europeo di Sviluppo (FES) per i paesi ACP 1992 EU Negli anni 50 basicamente lo sviluppo si basava sulla crescita economica, era un approccio totalmente economicista orientato alla creazione del CAPITALE FISICO. Inoltre, in questo periodo, gli unici attori della cooperazione sono gli stati nazionali e le loro organizzazioni, vediamo quindi che le relazioni sono di tipo paternalista e gerarchico. Possiamo dire quindi che negli anni 50 la cooperazione si fonda prevalentemente sugli interessi dei donatori piuttosto che su quelli dei beneficiari.

Nello stesso periodo sorsero le prime ONG a sfondo religioso, laico o politico. Anni 60 Il decennio dello sviluppo In questi anni i PVS furono protagonisti della scena mondiale, molti paesi ex colonie armate di spirito di iniziativa si fecero avanti per quanto riguarda il settore dello sviluppo. Ci fu infatti la conferenza di Bandung dove si riunirono i capi di stato delle ex colonie che, sulla base della completa neutralità verso i due blocchi, stilarono i 10 principi di Bandung tra cui: pacifismo, disarmo, non ingerenza negli affari interni e combattere l’apartheid (1948-1994). Su questa base venne fondato il Movimento Paesi Non Allineati (MPNA) che affermavano, quindi, la neutralità verso i blocchi. Il movimento dei paesi non allineati si riunì nella (UNCTAD I) prima conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e Sviluppo (Ginevra 1964) , istituì il G- 77, e nel UNCTAD II a New Delhi nel 1968. Questi furono chiari segni dei PVS che rivendicavano maggior protagonismo e autonomia a livello internazionale. I paesi industrializzati iniziarono ad articolare direttamente le proprie azioni di cooperazione allo sviluppo, si istituirono infatti ministeri e agenzie ad hoc, anche negli USA nel 1961 Kennedy formò l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) per contenere Cuba, consolidare la democrazia, lo sviluppo economico, l’educazione e le infrastrutture nei paesi latinoamericani MA i suoi successori non sostennero il progetto anzi dal 1964 gli USA iniziarono ad appoggiare alcune dittature in latinoamerica e ci fu un netto cambiamento della politica estera statunitense. Convenzione di Youndeè 1963 CEE e 18 paesi ACP firmarono un accordo per i vantaggi commerciali, cooperazione tecnica e culturale. Gli anni 60, in breve, furono caratterizzati dal protagonismo dei PVS ma non abbastanza da riuscire a modificare gli orientamenti prevalenti dell’epoca Negli stessi anni nascono le ONG di seconda generazione che si differenziano per essere meno assistenzialiste e con la volontà di costruire una concreta alternativa per trovare delle soluzioni. Anni ’70 nuovo ordine economico e necessità basiche insoddisfatte Gli anni 70 furono un’epoca dove il 20 % della popolazione mondiale aveva accesso alla maggior parte del PIL mondiale, mentre i PVS, che rappresentavano la maggioranza numerica, avevano accesso al 12 % del reddito totale. C’erano, dunque, ancora forti asimmetrie tra il nord e il sud del mondo. Ci fu un leggero miglioramento per i PVS nell’ambito delle infrastrutture, educazione, sanità ecc..ma non era ancora abbastanza per impiegare la forza lavoro esistente, inoltre, erano da ostacolo la veloce crescita demografica e la disoccupazione. In questi anni il dollaro entrò in crisi grazie anche al boom economico giapponese, si giunse di conseguenza alla fine degli accordi di Bretton Woods nel 1974; oltre alla crisi del dollaro ci fu una crisi energetica a causa di una diatriba tra Israele e i paesi arabi, conseguentemente i paesi arabi, riuniti nella OAPEC (organizzazione dei paesi arabi esportatori di petrolio) sospesero i rifornimento per Israele e i paesi alleati  ci fu quindi un controllo di un prodotto strategico nell’economia globale  i paesi industrializzati entrarono in crisi e tralasciarono la cooperazione allo sviluppo per far fronte alla crisi della disoccupazione e inflazione. Il MPNA continuò al sua battaglia politica denunciando l’asimmetria esistente tra Nord e Sud del mondo, problemi che vennero palesati nella VI assemblea ONU nel 1974 che approvò un nuovo piano d’azione per l’economia internazionale che prevedeva: l’uguaglianza sovrana, la piena sovranità degli stati sulle risorse, potenziamento della cooperazione, diritto di adottare il sistema economico e sociale considerato appropriato. Potenziamento e rinnovo dei paesi ACP Gli anni 70 furono caratterizzati anche da alcuni limiti che sorsero a discapito dello sviluppo, possiamo menzionare ad esempio gli aiuti offerti da parte dei due blocchi ai soli interessi geopolitici, gli investimenti improduttivi dei PVS o l’autoritarismo e la corruzione che hanno strozzato il dibattito sulle politiche allo sviluppo Nel 1969, Pearson stilò un rapporto sui risultati ottenuti dalla cooperazione fino a quell’anno (rapporto Pearson) nel quale affermò che nel sistema internazionale mancava la direzione unitaria, bisognava

su opportunità e abilità delle persone, lo stato stimola i processi sociali ed economici per migliorare la vita, si lavora sinergicamente e contemporaneamente su più ambiti, le politiche globali sono coordinate con le politiche locali. (macro + micro). La cooperazione è decentrata, come reazione al centralismo esasperato degli anni passati, che viene svolta dagli enti locali nel perseguimento del proprio sviluppo. In particolare, l’UE diventa primo donatore mondiale con una politica di cooperazione basata su una politica comune, il coinvolgimento, la responsabilità delle istituzioni locali, il buon governo e i diritti umani. Cap 3 Nuovi paradigmi e vecchie contraddizioni XXI secolo All’inizio degli anni 2000 si formularono gli OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO tra i quali: la lotta alla povertà, parità tra sessi, istruzione primaria, sostenibilità ambientale, lotta alle malattie e sviluppo globale. Ci furono varie conferenze per degli accordi concreti sui finanziamenti per l’attuazione degli OSM ma non si giunse a nessun risultato concreto. Un argomento che fu oggetto di lungo dibattito fu l’EFFICACIA della cooperazione, solo con la dichiarazione di Parigi nel 2005 si giunse a un accordo che vedeva i paesi recettori protagonisti  i paesi elaborano delle politiche, i paesi donatori danno sostegno a queste politiche e si stabiliscono delle regole comuni e uno scambio di informazioni, inoltre la gestione degli aiuti è basata sui risultati e la responsabilità è condivisa dai paesi recettori e donatori. Con l’accordo di Accra nel 2008 c’è un maggiore coinvolgimenti degli entri locali e si rinforza la cooperazione SUD-SUD; è ancora difficile gestire gli aiuti MA migliorano l’efficacia, la qualità e la trasparenza. L’UE si impegna anche con il sostegno al bilancio che risulta essere molto utile MA l’impatto sulla povertà non è molto marcato e si devono ancora migliorare gli effetti che hanno gli aiuti sulla vita delle persone nei paesi del sud. Lo SVILUPPO TERRITORIALE affianca lo SVILUPPO UMANO e punta a rinforzare l’inclusione sociale, stimolare l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità e a trasformare le diversità in punti di forza. Il mondo del 1990 è molto diverso da quello del 2015 per diverse ragioni: 1) il declino degli USA e dell’occidente 2) dimezzamento del numero dei poveri estremi 3) la maggior parte dei poveri si concentra nei Paesi a Reddito Medio (PRM) 4) i PRM sono recettori ma anche donatori per quanto riguarda la cooperazione 5) c’è una maggiore cooperazione sud sud e cooperazione triangolare e per questo meritano maggior sostegno 6) c’è un sistema nazionale multipolare in quanto i paesi emergenti sono in ascesa Il XXI secolo si prospetta essere post-occidentale, post-egemonico, si fa spazio quindi la GOVERNANCE che si basa sul bottom up e non sul top-down 2011 dichiarazione di Busan sullo sviluppo efficace il quale scopo è una cooperazione più inclusiva, orizzontale ed efficace  i paesi industrializzati non sono più rappresentativi e quindi non sono più un modello da imitare, ci vogliono dispositivi più efficaci e alcuni dei punti importanti di questa convenzione sono l’aumento di potere della società civile, il rispetto dei trattati internazionali e l’approccio di genere.  Lo sviluppo è ridefinito come un problema globale e non come un problema Nord-Sud basata sulle politiche di aiuto. Per quanto riguarda l’agenda 2030 è molto ambiziosa e include i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (OSS) perché si punta ad avere un’agenda universale adattabile ad ogni paese. Il centro dell’agenda sono: le persone e il pianeta (ridurre la povertà e le disuguaglianze, inclusione sociale, proteggere gli ecosistemi, giustizia, pace e solidarietà globale). Sarebbe ideale un approccio come quello della dichiarazione di Busan affrontando problemi come la migrazione, rischi globali e la governance MA l’agenda 2030 non fa riferimenti alla modifica delle regole di commercio e finanza (che sono sistemi che influenzano il mercato del lavoro)  va a fini che non cambia niente. L’UE non è la grande potenza degli anni 2000 MA può allearsi con organizzazioni come la CEPAL per influenzare le sorti dell’agenda 2030.